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14. Il linguaggio televisivo Gran parte di quello che è stato fin qui detto sul linguaggio radiofonico può essere applicato al linguaggio televisivo. La televisione, almeno nella sua prima fase storica, è stata considerata da parte di alcuni sociologi un qualcosa di molto somigliante al medium cinema. (26) I primi registi che si sono cimentati con la televisione venivano dal cinema e quindi hanno iniziato a usare le telecamere cercando di portare nel nuovo medium le loro precedenti esperienze. Tuttavia non hanno tardato molto a comprendere le enormi nuove possibilità di espressione che potevano nascere dalla televisione. Innanzi tutto si sono trovati a effettuare riprese con tre telecamere laddove nel cinema erano soliti lavorare con una sola macchina da ripresa; inoltre la possibilità di vedere istantaneamente ciò che la telecamera effettivamente riprende (senza quindi dover aspettare i lunghi tempi dello sviluppo e della stampa della pellicola) li ha entusiasmati anche se si sono trovati disorientati dal fatto che il momento della ripresa e il momento dell’utilizzo da parte del pubblico erano coincidenti. Questo comportava la necessità di effettuare il montaggio nel momento stesso della ripresa, cioè come si suole dire in diretta. Solo all’inizio degli anni ’60, con l’importazione dei primi registratori video (27), che permettono di tener separati i due momenti della ripresa e della trasmissione, sarà possibile ai registi usare le vecchie tecniche di montaggio alla moviola e si verificherà un fatto interessante: i registi giovani, che avevano maturato solo esperienze televisive, faranno un uso molto limitato dell’editing preferendo il montaggio diretto. Il giornale radio diviene il telegiornale nel quale alcune notizie sono lette dagli speakers (28) (esattamente come in un giornale radio), altre notizie invece sono costituite da brevi filmati, realizzati con cineprese a 16 millimetri, (29) i quali vengono sonorizzati nel momento della trasmissione con il commento parlato dello speaker e con sottofondo di musica e rumori. Il palinsesto televisivo dalle ore 20 in poi (la cosiddetta prima serata) (30), nei primi anni, era molto rigido, essendo costituito da una tipologia giornaliera, ripetuta settimanalmente, che iniziava sempre col Telegiornale cui faceva seguito: il lunedì, un film a lungometraggio, il martedì, uno sceneggiato o un lavoro di prosa, il mercoledì, film o telefilm, il giovedì, un programma di quiz (come il famoso Lascia o raddoppia), il venerdì, teatro (commedia o dramma), il sabato, uno spettacolo di varietà, la domenica, lo sceneggiato. Dal 1954 al 1958 le trasmissioni avevano inizio alle 17,30, con programmi dedicati ai ragazzi, e terminavano alle 23, eccezionalmente più tardi. Nel 1959, a seguito di un accordo tra la RAI e il Ministero della Pubblica Istruzione, fu istituita “Telescuola”, una struttura autonoma, destinata alla produzione di trasmissioni didattiche non integrative ma sostitutive della scuola. Queste trasmissioni furono collocate, nel palinsesto, al mattino con inizio alle 8,30 e termine alle 12,30. Nel pomeriggio venne invece collocata la trasmissione “Non è mai troppo tardi”, destinata agli analfabeti, che costituì per un decennio un punto di riferimento per le TV di tutto il mondo. (31) Questo era il palinsesto televisivo tra il 1954 e il novembre 1961, quando, con l’introduzione del Secondo programma TV, fu leggermente modificato, non certo negli orari che, salvo Telescuola, rimasero limitati al tardo pomeriggio e alla sera. Solo nel 1968 l’inizio delle trasmissioni fu anticipato alle 12,30 ma con una pausa, più che altro simbolica, tra le 14 e le 14,45. Alla fine degli anni ’70 - nel frattempo Telescuola era stata soppressa, e le trasmissioni scolastiche erano state drasticamente ridotte e diventate integrative - la RAI, pressata dalla concorrenza delle televisioni private, che trasmettevano anche al mattino, dovette aumentare le ore di trasmissione per evitare che i suoi telespettatori andassero a sintonizzarsi su quelle reti.
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Altri hanno visto la televisione come una radio a cui è stata aggiunta la visione.
EDIZIONI ISTITUTO DI PUBBLICISMO Theorèin - Marzo 2005 |